Alessandria, situata all’estremità occidentale del Delta, fu costruita da Alessandro Magno nel 338 a.C., poco dopo aver strappato l’Egitto all’impero persiano. La sua posizione e le sue caratteristiche naturali fecero della nuova fondazione un luogo ideale per lo sviluppo di un grande porto commerciale. Alessandro voleva in effetti che questa città divenisse il bazar del mondo, un legame tra Europa, Arabia e India. Costruita a scacchiera secondo le teorie dell’architetto Deinocrate di Rodi, la città venne configurandosi per opera dell’architetto Cleomene di Naucrati e assunse il suo aspetto definitivo intorno al 250 a.C. Racchiusa tra potenti fortificazioni a forma di quadrilatero irregolare, si estendeva lungo il litorale per cinque chilometri e per un chilometro e mezzo di profondità. Era costituita dal vecchio agglomerato indigeno (Rakedet) abitato da egiziani, dalla Neapolis (la città greca) e da un popoloso quartiere ebraico. L’impianto era un reticolato regolare di vie che si intersecavano sull’asse maggiore longitudinale. A meno di due chilometri dalla costa sorgeva l’isola rocciosa di Faro, unita alla terraferma con una gettata (l’Eptastadion) che formava due porti. Nel centro di Neapolis vi erano il Soma o Sema, la necropoli in cui fu sepolta anche la salma di Alessandro Magno portata da Babilonia, i palazzi reali e il Museo, una sorta di collegio di eruditi di cui faceva parte la famosa Biblioteca.